Il cambiamento è un processo essenziale nella vita di ogni persona e di ogni organizzazione. Può avvenire in risposta ad eventi esterni o essere stimolato da esigenze interne. Può essere inatteso o previsto.
Può avere carattere d’urgenza o essere pianificabile e programmato nel tempo. Un cambiamento organizzativo è imprescindibile dal cambiamento individuale. Chi ha la responsabilità di guidare la transizione deve essere ben consapevole di questo e per gestire il cambiamento in modo efficace deve poter fare affidamento sul coinvolgimento di tutte le persone che fanno parte dell’azienda e deve potersi avvalere della loro collaborazione.
Un’adeguata comunicazione è la risorsa strategica per conoscere approfonditamente la situazione da affrontare, per condividere gli obiettivi dell’innovazione, per gestire il senso di incertezza e per diffondere una cultura aziendale predisposta al cambiamento.
Dietro ad un acronimo non particolarmente melodico si nasconde un indice che può fornirci utili e immediate informazioni quantitative. Il CAGR, infatti, ci da un'indicazione di massima del trend di una grandezza variabile analizzata in un arco temporale senza entrare nel merito di quanto accade nel mezzo. Ovvero ci restituisce la media di crescita (o decrescita) annuale senza considerare le variazioni YoY.
Lo ritengo molto utile nelle analisi preliminari. Possiamo valutare quali sono le linee di business su cui concentrarci ad esempio. Ma anche definire meglio l’attrattività di un determinato settore aggiungendo la componente dinamica del trend a quella puramente statica della dimensione.
La ricerca di informazioni è trasversale e va a toccare tutte le fasi del processo di internazionalizzazione e quindi anche dell’export. Esistono moltissime fonti di dati e analisi, alcune delle quali a pagamento. Ricordiamoci, però, che dobbiamo essere noi a sapere di che informazioni abbiamo bisogno per prendere decisioni. Possiamo aiutarci in questo chiedendoci quali sarebbero le fonti di queste informazioni in Italia per poi estendere la ricerca nei Paesi oggetto di analisi.
In aiuto ci vengono anche i portali di enti e istituzioni aggiornati e più fruibili nel post-Covid.
Non c’è altro modo di fare la nostra parte di consulenti e di Temporary Manager, a supporto delle PMI, se non quella di formarsi continuamente per poter portare il nostro contributo nella managerializzazione delle imprese italiane. E poi diciamocelo francamente, bisogna portare sempre qualcosa di nuovo in Azienda. Per farlo, la formazione e la curiosità per ciò che ci circonda sono essenziali, oltre che fattore distintivo della nostra professionalità.
Da quasi due anni dedico tutto il mio tempo libero (e non solo quello) alla formazione in diversi ambiti della gestione e dell'innovazione aziendale e in particolare dell’area commerciale, del digital marketing e dell’internazionalizzazione quali aree chiave per migliorare la competitività delle Aziende.
Per tutta una serie di motivi stiamo familiarizzando con il termine Temporary Manager. Le offerte sono molte e i vantaggi per le Aziende lo sono altrettanto. Per questo motivo suggerisco a tutte le PMI di utilizzare i nostri servizi perché portiamo competenze di alto livello ed esperienze da settori e ambiti diversi aiutando gli imprenditori a guardare le cose in una nuova prospettiva per ricercare soluzioni adatte alla complessità attuale.
Nel mondo lavorativo di oggi è molto importante la capacità di collaborare con i colleghi. Sempre più spesso però è anche necessario essere abili nell’instaurare velocemente le nuove relazioni e trovare il modo migliore di coordinarsi anche solo per il tempo utile alla conclusione di uno specifico progetto o di una sua singola fase.
Amy Edmondson (Harvard Business School) da molto tempo si dedica allo studio del “teaming”, dei gruppi che si creano in condizioni di emergenza per gestire situazioni complesse. Questi gruppi “occasionali” non hanno a disposizione tempo per raggiungere un buon affiatamento eppure i casi analizzati testimoniano che è possibile per degli sconosciuti lavorare assieme in situazioni critiche e raggiungere risultati di successo e questo se:
Prima della pausa estiva volevo lanciare una riflessione con i buoni propositi per il rientro.
Il momento che stiamo vivendo impone di mettere in atto delle misure per favorire il cambiamento della cultura imprenditoriale e permettere alle Aziende di essere resilienti al mutamento delle condizioni di incertezza e volatilità che ne sono al contorno. Per questo motivo sono necessarie delle scelte che permettano un significativo grado di libertà nella governance aziendale senza irrigidire la struttura con costi fissi al fine di ottenere e (soprattutto) mantenere nel tempo il vantaggio competitivo della propria idea imprenditoriale. Il temporary management è uno degli strumenti che le PMI hanno a disposizione per permettere questo cambiamento.
Bisogna premettere che l’innovazione di cui tanto si parla non è solamente quella tecnologica legata allo sviluppo di nuovi prodotti. Ma comprende in modo molto più ampio l’offerta di prodotti e servizi, il processo di produzione e/o di trasformazione e il modello di business adottato dall’Azienda. Ecco che innovare diventa fondamentale per poter adattarsi agli scenari in (continua) evoluzione, possibilmente anticipando gli altri. Solo in questo modo sarà possibile mantenere il proprio vantaggio competitivo.
Una volta, però, che abbiamo analizzato il contesto e ipotizzato come possa evolvere dobbiamo implementare la nostra strategia ricordandoci che l’ideazione della stessa è solo una piccola parte del processo innovativo. Thomas Edison, famoso inventore e scienziato americano, diceva che il successo di un’innovazione è “1% inspiration and 99% perspiration”, sottolineando l’importanza della fase di implementazione nel rendere concreta un’idea.
Quanto è importante la comunicazione oggi? Innanzitutto bisogna considerare che ci sono tantissime Aziende che non comunicano e non sono da meno anche moltissimi professionisti. O perlomeno non lo fanno nel modo corretto.
Ormai non basta un sito aziendale ben realizzato o un curriculum ricco di esperienze, il pubblico è interessato a volti, esperienze, insuccessi e riscatti. Il mare, grazie ai social e al web, diventa sempre più grande ed è sempre più affollato di altri pesci. Non ci siamo solo noi. Come fare a distinguersi? Il vecchio passaparola non funziona più come in passato.
Dobbiamo parlare delle nostre competenze e delle nostre esperienze sul campo. La nostra storia e il nostro pensiero sono gli elementi che ci permetteranno di guadagnare credibilità agli occhi dei nostri stakeholders più di quel che immaginiamo.